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Fintech e banche: l’evoluzione di un rapporto sempre più consulenziale

Data di pubblicazione: 2024-07-03Tempo di lettura: 4 minuti

L'ecosistema del fintech italiano è in costante evoluzione: secondo i più recenti dati dell’Italian Fintech Guide 2023, nel nostro Paese si conterebbero infatti oltre 630 startup e scaleup Fintech & Insurtech. Si tratta quindi di un mercato decisamente ampio, che racchiude in sé un vasto portfolio di verticalità differenti. Nel dettaglio, considerando il campione della community del Fintech District, che ad oggi conta quasi 300 realtà e costituisce circa il 60% dell’ecosistema fintech commercialmente attivo in Italia, e riportato anche nel loro ultimo Community Insight sul tema della Digital Identity di Maggio 2024, i segmenti più rappresentati risulterebbero nell’ordine: TechFin (78), Payments (46), Lending (27), WealthTech (27), Crypto & DeFi (23) e Insurtech (23).

All’interno della tecnologia per il mondo del credito, che si posiziona per numerosità di soggetti con il segmento Lending al terzo posto di questa virtuale “classifica”, si ascrive l’esperienza di OCS. L’azienda rappresenta un unicum nel suo genere: fin dal 1984 guida, infatti, i propri clienti (banche e istituti finanziari) attraverso la rivoluzione LendTech, ridisegnando insieme a loro i modelli del consumer finance. In questi quarant’anni di storia OCS ha quindi osservato da vicino l’evoluzione del rapporto tra banche e fintech. Con questa consapevolezza abbiamo chiesto a Silvio Lucano, Head of Consulting di OCS e in azienda dal 1987, di tracciare un’analisi della relazione tra istituti finanziari tradizionali e player tecnologicamente innovativi. Partendo da una premessa: il rapporto è decisamente proficuo per tutte le parti coinvolte.

“La collaborazione tra banche e fintech consente alle prime di esplorare la possibilità di offrire nuovi processi e nuovi prodotti alla clientela, attraverso un approccio snello e basato su progetti pilota” commenta infatti Lucano.

Un graduale cambio di paradigma

Il 2009 è l'anno in cui viene convenzionalmente fissata l'origine del FinTech: mentre gli operatori tradizionali facevano i conti con la crisi e il conseguente crollo della fiducia dei loro clienti, fiorivano possibilità di incontro fra esperti di tecnologia e finanza. Ovviamente, la tecnologia è entrata nel mondo bancario molto prima: almeno dagli anni ’50 del ’900, con l’avvento delle carte di credito e, a seguire, dei bancomat.

In ogni caso, nel secondo decennio del 2000, quando ancora il fintech come lo intendiamo oggi si stava affermando nel mercato, le grandi banche spesso consideravano i nuovi operatori come una minaccia competitiva. Oggi la situazione è cambiata radicalmente: è infatti caduto il muro della diffidenza e le istituzioni finanziarie percepiscono sempre più le fintech come partner per migliorare le proprie infrastrutture e offrire nuovi servizi all’avanguardia, senza la necessità di onerosi sviluppi interni. La collaborazione è però vincente anche per tutte le altre parti coinvolte: le fintech trovano nelle banche potenziali clienti e possibili investitori, mentre gli utenti finali godono dei vantaggi di poter fruire di servizi ottimizzati sulla base di questa sinergia.

“Le banche hanno gradualmente imparato a sfruttare la flessibilità e la velocità di esecuzione proprie delle fintech per portare rapidamente sul mercato nuove proposizioni, monitorarne l’andamento e l’efficacia commerciale per poi valutare se e quali sia opportuno consolidare all’interno della propria offerta. Questo riduce l’investimento iniziale e i relativi rischi, aprendo la strada ad un approccio agile che spesso le strutture bancarie tradizionali da sole faticherebbero ad adottare” prosegue Lucano.

Il successo di questo modello è confermato dai numeri. Vediamo insieme qualche dato: il 90% delle aziende che hanno partecipato alla survey realizzata per la ricerca “Fintech Waves 2023 ha stretto partnership con altri operatori finanziari negli ultimi due anni, soprattutto per lanciare nuovi prodotti e servizi: il 65% ha stabilito una partnership con un istituto bancario o assicurativo, il 58% con altre fintech, il 41% con altre startup non finanziarie, mentre solo una su quattro con operatori storici di settori quali servizi di pubblica utilità, grande distribuzione e intrattenimento. Nel complesso, le partnership sono state abbastanza positive, con una valutazione media di soddisfazione pari a 7,5 su 10.

 

Da provider tecnologico a partner consulenziale

Per contribuire a supportare il processo di reale innovazione e trasformazione digitale nel mondo bancario, non è oggi più sufficiente sviluppare software e soluzioni applicative e tecnologiche all’avanguardia. A queste componenti (che pure rimangono essenziali), gli specialisti del software finanziario devono associare una profonda conoscenza del mercato che aiuti gli operatori nell’ottimizzazione e nella personalizzazione dei processi di business e di interazione con i clienti, nella sapiente interpretazione delle normative e delle regole di compliance, sia per valutarne gli impatti che per minimizzare i rischi. Da fornitore di tecnologia, è insomma fondamentale trasformarsi ed evolvere in partner tecnologico: un vero e proprio consulente in grado di diventare un punto di riferimento nelle nuove iniziative strategiche, ma anche di abilitare una gestione fluida e personalizzata nel day by day.

È con questo spirito che OCS si pone sul mercato, con l’obiettivo di accelerare l’innovazione, operando come digital lending hub per istituzioni finanziarie europee e globali, facendo da ponte tra il traditional e il new banking. OCS si propone infatti di aiutare le banche tradizionali di essere più competitive, accompagnandole lungo il percorso di trasformazione digitale, dotandole di nuove funzionalità e progettando soluzioni modulari end-to-end, cost effective e tecnologicamente all’avanguardia.

“Per raggiungere questo risultato, è fondamentale mettere a disposizione dei clienti un team di professionisti competenti, di grande esperienza e standing sui temi chiave del consumer finance: dei consulenti in grado di interagire con i team di Delivery e Sviluppo per realizzare Soluzioni aderenti alle singole necessità e con un approccio seamless” conclude Lucano.

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